Le ricerche confermano che l’intensità delle precipitazioni estreme è in aumento.
Questo dato va a pesare su un problema già esistente da tempo, causato dell’urbanizzazione sempre in crescita: la gestione del cosiddetto run-off.
Il run-off indica tutta quella parte di acqua piovana che scorre sulle superfici impermeabili della città (tetti, strade, parcheggi ecc.) e raggiunge molto rapidamente le reti di scolo senza essere filtrata e trattenuta dal suolo.
Questo succede perché la cementificazione crea grandi aree impermeabili o poco permeabili all’acqua piovana, che alterano fortemente il ciclo idrologico naturale.
La conseguenza è che, in occasione di eventi atmosferici particolarmente intensi, le fognature si sovraccaricano creando allagamenti e inondazioni.
Non solo, l’acqua piovana che non viene filtrata dal suolo influisce negativamente sul microclima urbano, sul livello di inquinamento e sui costi di gestione.
A partire dagli anni 90, grazie a un aumento della consapevolezza ambientale, si è iniziato a progettare gli spazi urbani pensandoli come infrastrutture verdi ben integrate per rendere le nostre città più sostenibili e influenzare positivamente il ciclo dell’acqua. Questo è avvenuto soprattutto in Nord Europa e oltreoceano, mentre in Italia è una tendenza che sta prendendo piede molto più lentamente.
Rain garden o giardino della pioggia
Costruire un rain garden è una delle soluzioni possibili per ottenere una superficie urbana parzialmente inondabile. Ma di cosa si tratta esattamente?
È una tipologia di giardino con una depressione che consente di intercettare l’acqua piovana che arriva dai tetti, dal suolo stradale, dalle aree di parcheggio e dalle piazze.
Al suo interno, l’acqua permane per un certo tempo in un bacino temporaneo di raccolta e viene assorbita non solo dal terreno ma anche dalle piante stesse. In questo modo si trasla il tempo il run-off e diminuisce la quantità di acqua che arriverà agli impianti. Se si prevede una vasca di raccolta è possibile anche riutilizzare parte dell’acqua per l’irrigazione.
Perché questo processo di bioritenzione abbia luogo, è necessario che siano presenti sei strati:
- pacciamatura;
- strato di coltivazione per le specie vegetali;
- stato di ristagno;
- materiale drenante o pietrisco;
- drenaggio e collettore dell’acqua verso il sistema fognario;
- sistema di filtrazione.
Il rain garden può essere pubblico (frutto di una progettazione o riprogettazione urbana sostenibile) oppure privato. Infatti, costruirne uno nel giardino di casa propria significa contribuire a migliorare l’ambiente e la qualità della vita, senza contare le soluzioni esteticamente molto piacevoli che andranno a creare a un particolare ecosistema.
Basti pensare che una pioggia molto forte lascia questo giardino bagnato per massimo 6 ore, proprio grazie al sistema con il quale viene progettato.
Le specie vegetali ideali per un giardino della pioggia devono sopportare temporaneamente la sommersione per quanto riguarda la parte centrale, mentre al bordo si possono inserire specie adatte a un suolo meno umido. Solitamente si tiene conto di una divisione tra zona asciutta, zona moderata e zona umida.
Progetto pilota in Liguria
Degno di nota è il rain garden sperimentale di Campomorone (Genova) che è parte del progetto europeo Protettina-3Évolutione; il progetto, che si è concluso l’anno scorso, ha avuto il fine di migliorare le capacità delle istituzioni di prevenire e gestire il rischio di alluvione.
Questo giardino della pioggia è stato realizzato nell’area antistante l’istituto Comprensivo Campomorone-Ceranesi, coinvolgendo oltre alla superficie del giardino stesso, anche le aree impermeabili adiacenti.
L’acqua raccolta viene in parte trattenuta e assorbita, e in parte convogliata nella rete comunale.
Il progetto pilota è stato oggetto di iniziative didattiche ed educative. Soprattutto, ha fornito un riscontro importante per monitorare la capacità di ridurre lo scorrimento delle acque meteoriche e il filtraggio degli inquinanti.
Per andare incontro agli importanti cambiamenti climatici sul nostro pianeta e prevenire gravi danni, è necessario ripensare gli spazi urbani in modo molto più collaborativo con la natura.
Questa mentalità deve essere adottata dalle istituzioni fino al comune cittadino, e il rain garden è decisamente un aiuto concreto attuabile in moltissimi contesti.